Roccafiorita è una meraviglia, non poteva che trovarsi nella Costa Meraviglia, è il Comune meno popolato della Sicilia ed il meno esteso dell'intera Italia insulare. Adagiato alle pendici del Monte Kalfa guarda il mare Jonio godendo di un panorama mozzafiato. Come lascia intuire facilmente il nome Roccafiorita, nel periodo primaverile il paesello è uno splendore di colori e fiori.
È probabile che il primo nucleo di abitativo sia stato fondato da popolazioni provenienti dalla vicina Phoinix, nel 36 a.C. che aveva dato ospitalità all’esercito di Sesto Pompeo prima della battaglia contro Ottaviano. Nel territorio di Roccafiorita sono state rinvenute, numerose tracce di urbanizzazione risalenti ad epoca romana.
Inizialmente denominato “Acqua Grotta”, Roccafiorita divenne, nel XVII secolo, un principato, passando prima sotto le dinastie di Pietro Balsamo e poi Francesco Bonanno, cavaliere della Guerra di Spagna. Nella zona sud-orientale si trovano le due sorgenti, “Canale” e “Fontana” da cui sgorga acqua fresca e pura, accanto alle quali si trovano preziosissime fontane ornamentali. Sulla sommità del Monte Kalfa si erge il Santuario della Madonna dell’Aiuto, divenuto luogo di preghiera e devozione nonché meta di pellegrinaggio di numerosissimi fedeli.
Con l’abolizione del feudalesimo in Sicilia, nel 1817, Roccafiorita fu eretto a comune autonomo e venne inserito nel Circondario di Savoca. Il comune di Roccafiorita venne soppresso ad opera del Regime fascista nel 1929 ed aggregato al vicino comune di Mongiuffi Melia; riacquistò la sua autonomia comunale nel 1947.
Agli albori il paese possedeva solo una piccola chiesa che soddisfaceva ogni piccola necessità degli abitanti. Agli inizi del XIX secolo, però, un sacrestano che dimenticò una candela accesa in chiesa, fece divampare un incendio. Il fuoco, protratto lungo tutti i muri, allora affrescati ad olio, bruciò ogni oggetto e statua presente all’interno del luogo sacro, eccezion fatta per un tabernacolo al cui interno vi era la statua di San Filippo d’Agira. Nel 1888 la chiesa venne ricostruita e una leggenda racconta che, mentre gli operai intonacavano i muri, uno di loro prese un po’ di calce e la gettò sul viso della statua di S.Filippo dicendo: “Tutti i santi si sono bruciati ed è rimasto solo faccia nera“. In quell’istante l’operaio rimase cieco e, mentre chiedeva perdono, lavò il viso alla statua riacquistando immediatamente la vista.


TRADIZIONI e CURIOSITÀ
La conformazione morfologica del territorio comunale, prettamente montana nonostante la breve distanza dal mare, offre prodotti spontanei come i carciofini, il finocchietto e l’origano. Durante la stagione estiva si preparano vari tipi di sottaceti (pomodori secchi e carciofini selvatici sott’olio, olive verdi in salamoia e olive nere ‘mpanuti, cioè essiccate al sole o nel forno), mentre in primavera è possibile assaggiare fave e piselli teneri. Tipiche produzioni locali sono il vino, il miele e l’olio.