In una valle circondata dalle cime dei Monti Peloritani sorge, a 5 chilometri dalla costa ionica, il borgo di Fiumedinisi.
La fondazione di Fiumedinisi viene fatta risalire al VII secolo a.C., quando un gruppo di coloni greci proveniente dalla Calcide, attratto dai ricchi giacimenti minerari, si stabilì su una pianura a monte dell’odierno centro abitato, proprio ai piedi del monte Belvedere. Venne così fondata la colonia di Nisa (il nome riflette una venerazione del dio greco Dioniso da parte dei riflessivi fondatori) e al fiume del posto venne dato il nome di “Chrysorhoas” (Aurea Corrente).

Per scoprire le meraviglie della natura dei Peloritani, nulla di meglio che esplorare la Riserva di Fiumedinisi e Monte Scuderi che contiene in sé una summa di tutte le valenze paesaggistiche ed antropiche, che hanno determinato la storia di questa parte del territorio messinese. L’ area protetta si estende in una parte del versante ionico dei peloritani e presenta affioramenti di rocce di grande interesse geologico, ricche di minerali.
Il territorio è attraversato da “fiumare”, profonde valli fluviali in cui scorrono torrenti stagionali, carichi di acque tumultuose nel periodo invernale. Quest’area protetta riserva non poche sorprese all’ appassionato naturalista: bellissimi esemplari di erica arborea fanno da contrappunto a boschi di tutte le specie di roverella conosciute in Sicilia, che occupano i valloni delle altre aree più basse della riserva. Nelle diverse vallate, man mano che si sale in quota, al di fuori dei corsi d’acqua e sino ai 600-800 metri s.l.m. domina la vegetazione a roverella, alla quale si associano il bagolaro, il castagno, il noce nostrano ed il gelso nero. La flora al di sopra degli 800 metri è rappresentata dal leccio, dalla carpinella, dall’ acero fico, dall’ acero montano, dal rovere, dall’ agrifoglio e dall’ alloro.

TRADIZIONI e CURIOSITÀ
Il distretto di Fiumedinisi fu frequentato fin dall’antichità e da qualsiasi dominazione straniera succedutasi in Sicilia, particolarmente per le sue ricchezze minerarie. Sotto i Calcidesi iniziano le prime scoperte e le prime estrazioni minerarie. Durante il periodo arabo nella zona viene circoscritto un certo interesse per le miniere di ferro, mentre Re Ruggero II concentrò il suo interesse sul vetriolo e l’allume, non tralasciando l’oro, con il quale fece rivestire i capitelli del duomo di Messina.







